![]() |
PITTURE |
---|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
GIARDINO INTERIORE
Qualora si immaginino in sequenza gli innumerevoli disegni di Andrea
Capucci o i suoi teatrini e le formelle di terracotta colorata, da subito
appare evidente e certa la sua vocazione di narratore, come in modo
altrettanto chiaro, pur presi e convinti dagli esiti del suo lavoro,
avvertiamo i rimandi ai suoi 'amori' d'arte Licini, Melotti, Paladino o a
certo surrealismo...
Quando peraltro stiamo nel suo studio, attenti a non camminare su fogli
disegnati o dipinti stesi a terra oltre che sulle pareti o a non urtare
creta appena modellata o già cotta appoggiata su ogni possibile piano,
(addirittura con apparente noncuranza per la fragilità estrema di alcune
parti e per le rischiose, funamboliche sporgenze delle figure di alcune sue
sculture), ci sorprendiamo a guardare il giovane uomo che abbiamo davanti
con benevola e un pò compiacente meraviglia per il suo vitalismo ansioso ed
onnivoro, dentro al quale ormai di certo siamo finiti anche noi che abbiamo
incrociato ( e forse penetrato) la sua vita interiore più profonda,
occupandoci del suo lavoro.
Se poi si comincia a guardare, a leggere dentro le immagini, a sceglierne piccole serie o ad entrare in qualcuna di esse, a dipanare cioè alcune delle trame del suo ininterrotto racconto, scopriamo precisi contenitori , come pagine di un libro o brani di una raccolta, ed anche alcune pause, veri momenti di riflessione che modificano aspetti del linguaggio e qualche struttura narrativa, ma non la sua continua necessità affabulatoria.
|